domenica 7 ottobre 2012

LA RIVOLUZIONE NEOLITICA E LA NASCITA DELL'AGRICOLTURA

La cosiddetta "Mezzaluna fertile" e la diffusione dell'agricoltura in Europa:


La diffusione dell'agricoltura nel mondo: 


giovedì 4 ottobre 2012

COMUNI, CORPORAZIONI, RIPRESA DEI COMMERCI

La nascita dei Comuni: clicca qui per vedere la presentazione ppt (per motivi tecnici a me ignoti non riesco ad inserire correttamente la presentazione)


Ecco gli stemmi delle corporazioni del libero Comune di Orvieto (clicca per ingrandire) e una mappa concettuale fatta da me.

La ripresa dei commerci a partire dall'XI secolo:

 

mercoledì 26 settembre 2012

UN PO' DI LETTERATURA MEDIEVALE

1. La Rota Virgilii
che serve ad esemplificare le differenze tra i "tre stili", Grave (o Sublime), Medio e Umile, indicando per quali argomenti (personaggi, oggetti, animali...) sia adatto ciascuno di essi.






2. Bestiari, lapidari ed erbari


Notate la presenza di animali mostruosi e fantastici accanto ad animali realmente esistenti e comuni.













3. Un exemplum medievale tratto tratto dal Dialogus miraculorum del monaco cistercense Cesario di Heisterbach († 1240)

La storia di Gerardo (traduzione dall'originale latino).
 In una città chiamata Holenbach abitava un cavaliere di nome Gerardo: i suoi nipoti vivono ancora e nessuno ignora in quella città il miracolo che mi accingo a narrarvi. Gerardo dunque aveva un amore così ardente per san Tommaso apostolo, e lo venerava così specialmente sopra tutti gli altri santi, che non rifiutava l'elemosina a nessun povero, purché la chiedesse in suo nome. Usava anche prestare a quel santo in privato molte attenzioni, come preghiere, digiuni e messe.
Un giorno, col permesso di Dio, il diavolo, che odia ogni bene, bussò alla porta del cavaliere travestito da pellegrino, e chiese ospitalità in nome di san Tommaso. Senza indugio fu introdotto, e poiché faceva un gran freddo e il diavolo fingeva di rabbrividire, Gerardo gli diede la sua bella cappa foderata di pelliccia, perché si ricoprisse durante il sonno. Ma al mattino, non comparendo il falso pellegrino e non ritrovandosi la cappa, nonostante le ricerche più attente, la moglie disse al marito piena d'ira; «Sei già stato ingannato parecchie volte da questi viandanti, e non hai ancora smesso con le tue superstizioni!». Al che Gerardo tranquillo replicò: «Non turbarti, san Tommaso ci ripagherà bene di questo danno». Il diavolo aveva trovato questa via per indurre il cavaliere all'impazienza per la perdita della cappa, e per spegnere nel suo cuore l'amore per l'apostolo Tommaso. Ma ciò che il diavolo aveva preparato per la rovina del cavaliere, ridondò poi a sua gloria: egli diventò più accesamente devoto, e il diavolo fu confuso e punito.
Poco tempo dopo infatti, volendo Gerardo fare un pellegrinaggio al santuario di san Tommaso, sul punto di partire, spezzò un anello d'oro in due parti sotto gli occhi della moglie, e davanti a lei mostrò come esse combaciavano perfettamente; poi gliene diede una e tenne l'altra, dicendo: «Presta fede a questo segno di riconoscimento. Ti chiedo di aspettare cinque anni il mio ritorno, dopo sposa pure chi vuoi». La donna promise. Egli con un lunghissimo viaggio, con grandi spese e indicibili stenti giunse alla fine alla città di san Tommaso apostolo. Lì fu accolto con grandissimo onore dagli abitanti e sostentato con tanta carità come se fosse un loro concittadino, noto da gran tempo. Egli, attribuendo al beato apostolo questo miracolo, entrò nel suo santuario e pregò, mettendo sotto la sua protezione se stesso, la moglie e tutti i suoi beni. Ma ricordandosi all'improvviso del termine fissato al suo ritorno, e riflettendo che in quello stesso giorno spirava il quinquennio, disse con un gemito: «Ohimè, tra poco mia moglie si risposerà!». Dio aveva reso più lungo il suo viaggio per realizzare il miracolo che sentirete. Guardandosi attorno tristemente, egli vide passeggiare con la sua cappa il demonio di cui si diceva all'inizio della storia. Questi chiese: «Mi conosci, Gerardo?». «Non riconosco te – rispose il cavaliere – ma la mia cappa!». E quell'altro: «Io sono quello che in nome dell'Apostolo ti chiesi albergo e ti rubai la cappa, e perciò sono stato punito gravemente». E proseguì: «Io sono il diavolo, e mi è stato ordinato di trasportarti a casa prima che la gente vada a dormire. Tua moglie infatti si è già sposata a un altro uomo, e già siede con lui al banchetto di nozze». Lo prese e in quel che restava di tempo prima della notte lo trasportò dall'India in Germania, dall'Oriente in Occidente, e verso il crepuscolo lo depose sano e salvo nel suo palazzo.
Gerardo, entrando in casa sua come uno straniero, avendo scorta la moglie a banchetto col suo sposo, si avvicinò, e sotto i suoi occhi gettò in una coppa una metà dell'anello; poi si scostò. Non appena vide questo gesto, ella estrasse la parte dell'anello, e accostatolo alla metà che le era stata lasciata, riconobbe che quello straniero era suo marito. Sùbito, balzata in piedi, si gettò tra le sue braccia, gridando che quello era suo marito, Gerardo, e congedò il novello sposo. Ma Gerardo per quella sera lo pregò di trattenersi a banchetto perché non fosse disonorato.
 
4. Uno dei componimenti goliardici tratti dai Carmina Burana, raccolta di testi poetici del XIII secolo, contenuta in un manoscritto tedesco chiamato appunto Codex Buranus, conservato in un monastero benedettino nei pressi di Monaco di Baviera. I Carmina Burana sono 315 canti composti dai goliardi (studenti universitari), tra il XII e il XIII secolo, parte in latino, parte in tedesco; probabilmente all’origine prevedevano tutti l’accompagnamento musicale, anche se a noi sono pervenute indicazioni precise solo in alcuni casi. Nel 1937 alcuni di essi furono musicati dal compositore tedesco Carl Orff, che però non seguì le indicazioni della notazione musicale originale (puoi ascoltare qui la versione cantata del testo che segue).

In taberna quando sumus, Quando siamo alla taverna
non curamus quid sit humus, non ci interessa nient'altro
sed ad ludum properamus, ma ci dedichiamo al gioco
cui semper insudamus. per il quale andiamo matti.
Quid agatur in taberna, Quello che succede alla taverna
ubi nummus est pincerna, dove il soldo è allegria
hoc est opus ut quaeratur, questo sì che è interessante
si quid loquar, audiatur. state a sentire:
Quidam ludunt, quidam bibunt, C'e chi gioca, c'è chi beve,
quidam indiscrete vivunt. c'è chi vive indecentemente,
Sed in ludo qui morantur, E quelli che muoino per il gioco
ex his quidam denudantur; e perdono anche i vestiti.
quidam ibi vestiuntur, Qualcuno ne esce rivestito,
quidam saccis induuntur. e qualcuno rivestito di sacco,
Ibi nullus timet mortem qui nessun teme la morte,
sed pro Baccho mittunt sortem : ma per Bacco sfida la sorte .
primo pro nummata vini. Prima si beve alla salute di chi paga;
Ex hac bibunt libertini; poi beve il libertino
semel bibunt pro captivis, un bicchere per i carcerati
post haec bibunt ter pro vivis, e poi tre per quelli vivi,
quater pro christianis cunctis, quattro per i cristiani
quinquies pro fidelibus defunctis, cinque per i fedeli defunti;
sexies pro sororibus vanis, sei per le brave donne,
septies pro militibus silvanis, sette per i militari;
octies pro fratribus perversis, otto per i fratelli traviati,
novies pro monachis dispersis, nove per i monaci dispersi,
decies pro navigantibus, dieci per i naviganti,
undecies pro discordantibus, undici per i litiganti
duodecies pro poenitentibus, didici per i penitenti,
tredecies pro iter agentibus. tredici per i viaggiatori;
Tam pro papa quam pro rege Per il papa e per il re
bibunt omnes sine lege. bevono tutti senza freni.
Bibit hera, bibit herus, Beve quello e beve quella,
bibit miles, bibit clerus, beve il soldato e il prete,
bibit ille, bibit illa, beve lui, beve lei,
bibit servus cum ancilla, beve il servo con l'ancella,
bibit velox, bibit piger, beve il veloce, beve il pigro,
bibit albus, bibit niger, beve il bianco e beve il nero,
bibit constans, bibit vagus, beve il costante, beve il vago,
bibit rudis, bibit magus, beve il rozzo, beve il mago,
bibit pauper et aegrotus, beve il povero e il malato,
bibit exul et ignotus, beve l'esule e l'ignorato,
bibit puer, bibit canus, beve il bimbo, beve l'anziano,
bibit praesul et decanus, beve il vescovo e il decano,
bibit soror, bibit frater, beve la sorella e il fratello,
bibit anus, bibit mater, beve la nonna, beve la mamma,
bibit ista, bibit ille, beve questo, beve quello,
bibunt centum, bibunt mille. bevon cento, bevon mille.
Parum centum sex nummatae I soldi durano poco
durant, ubi immoderate se immoderatamente
bibunt omnes sine meta, tutti bevono senza limite,
quamvis bibant mente laeta. ciascun obeve a mente lieta.
Sic nos rodunt omnes gentes, Perciò l'oste ci spenna
et sic erimus egentes. e noi siamo sempre al verde
Qui nos rodunt confundantur, Chi ci tratta così male
et cum iustis non scribantur. non sia scritto nel libro dei giusti!.

I PRIMI DOCUMENTI IN VOLGARE

842, I Giuramenti di Strasburgo: è il primo documento ufficiale in cui accanto al latino è presente la lingua volgare. L’occasione è data dall’incontro tra l’esercito franco comandato da .I due nipoti di Carlo Magno, Carlo il Calvo e suo fratello Ludovico il Germa­nico, si ritrovano nella città dell’Alsazia per stringere alleanza contro il primogenito Lotario. La decisione di accantonare il lati­no, a favore delle due lingue volgari par­late dagli eserciti affinché essi possano comprendere il giuramento ed esserne testimoni, porta Ludovico il Ger­manico a pronunciare il giuramento in romana lingua - una parlata di base fran­cese o franco-provenzale comprensibile agli uomini di Carlo, provenienti dalle varie regioni del suo dominio -, e il secon­do in lingua teudisca, identificata con una varietà del francone renano.

"E dopo che Carlo ebbe ripetuto le medesime dichiarazioni in lingua romanica, Ludovico, in quanto maggiore d’età, per primo giurò osservanza al patto, in questi termini:
“Pro Deo amur et pro christian poblo et nostro commun salvament, d’ist di in avant, in quant Deus savir et podir me dunat, si salvarai eo cist meon fradre Karlo et in aiudha et in cadhuna cosa, si cum om per dreit son fradra salvar dift, in o quid il mi altresi fazet et ab Ludher nul plaid nunquam prindrai, qui, meon vol, cist meon fradre Karle in damno sit.”
Quando Ludovico ebbe terminato, Carlo ripeté alla lettera il medesimo giuramento in lingua tedesca, in questi termini:
“In Godes minna ind in thes christianes folches ind unser bedhero gehaltnissi, fon thesemo dage frammordes, so fram so mir Got gewizci indi mahd furgibit, so haldih thesan minan bruodher, soso man mit rehtu sinan bruher scal, in thiu thaz er mig so sama duo, indi mit Ludheren in nohheiniu thing ne gegango, the minan willon, imo ce scadhen werdhen.”
Il giuramento che poi prestò il popolo dell’uno e dell’altro, ciascuno nella propria lingua, in lingua romanica suona così:
“Si Lodhuvigs sagrament que san fradre Karlo jurat conservat et Karlus, meos sendra, de suo part non l’ostanit, si io returnar non l’int pois, ne io ne neuls cui eo returnar int pois, in nulla aiudha contra Lodhuwig nun li iu er”.
E in lingua tedesca:
“Oba Karl then eid then er sinemo bruodher Ludhuwige gesuor geleistit, indi Ludhuwig, min herro, then er imo gesuor forbrihchit, ob ih inan es irwenden ne mag, noh ih noh thero nohhein, then ih es irwenden mag, widhar Karle imo ce follusti ne wirdhit”.

I PRIMI DOCUMENTI IN VOLGARE IN ITALIA:

Fine VIII sec. - inizio IX sec.: L'Indovinello veronese
Riportato a margine di un codice più antico, e  la descrizione dell'atto dello scrivere da parte dello stesso amanuense. Si tratta di un indovinello comune alla letteratura tardo-latina. Alcuni studiosi lo ritengono non il primo documento del volgare italiano, bensì la testimonianza di una fase precedente del passaggio dal latino volgare al volgare italiano.

Trascrizione diplomatica
1 separebabouesalbaprataliaaraba & albouersorioteneba & negrosemen
2 seminaba
3 gratiastibiagimusomnip(oten)ssempiterned(eu)s
Interpretazione
Se pareba boves, alba pratàlia aràba
et albo versòrio teneba, et negro sèmen seminaba
Traduzione
Teneva davanti a sé i buoi, arava bianchi prati,
e un bianco aratro teneva e un nero seme seminava

960, il Placito Capuano:

 Fa parte dei quattro placiti cassinesi, ossia quattro testimonianze giurate, registrate tra il 960 e il 963, sull'appartenenza di certe terre ai monasteri benedettini di Capua, Sessa Aurunca e Teano sono i primi documenti di volgare napoletano scritti in un linguaggio che vuol essere ufficiale e dotto. Riguardava una lite sui confini di proprietà tra il monastero di Montecassino e un piccolo feudatario locale. Con questo documento tre testimoni deposero a favore dei Benedettini.

"So che quelle terre, con quei confini che qui si descrivono, le possedette trenta anni l'ordine di San Benedetto"

Mentre il testo della sentenza è scritto in latino, lingua ufficiale dei documenti e delle cancellerie, le testimonianze sono riportate nella lingua volgare parlata dai testimoni. Possiamo dunque rilevare la consapevolezza, da parte dei compilatori, dell'esistenza di una lingua dell'uso quotidiano ormai completamente distinta dal latino.
 
XI sec, Iscrizione degli affreschi di San Clemente (Roma).


Negli affreschi della basilica Inferiore di San Clemente sono raffigurati alcuni miracoli attribuiti al santo  In uno di essi è raccontata la leggenda miracolistica del prefetto Sisinnio, il quale, arrabbiato a causa della conversione della propria moglie Teodora, la seguì con alcuni soldati; quando la trovò in una sala mentre assisteva ad una messa celebrata da Clemente,ordinò il suo arresto, ma Dio non lo permise accecando Sisinnio e i soldati. Il prefetto restò cieco fino al suo ritorno a casa. La parte dell'affresco che ci interessa appresenta il patrizio Sisinnio nell’atto di ordinare ai suoi servi (Gosmario, Albertello e Carboncello) di legare e trascinare san Clemente il quale, nel frattempo, si è trasformato in una colonna di marmo. Si leggono, a mo’ di fumetto, queste espressioni (la cui attribuzione ai singoli personaggi è fortemente discussa). Questa è la proposta più condivisa: 

Sisinium: «Fili de le pute, traite, Gosmari, Albertel, traite. Falite dereto co lo palo, Carvoncelle!» 
San Clemente: «Duritiam cordis vestris, saxa traere meruistis». 
Traduzione:
Sisinnio: «Figli di puttana, tirate! Gosmario, Albertello, tirate! Carvoncello, spingi da dietro con il palo» 
Clemente: «A causa della durezza del vostro cuore, avete meritato di trascinare sassi».

Anche in questo caso convivono il volgare (con chiare influenze romanesche) parlato dai servi di Sisinnio con il latino (lingua dotta e della Chiesa) parlato dal Santo.

lunedì 23 aprile 2012

Gli Arabi

Qualche filmato e qualche foto...

L'ellenismo

Qualche suggerimento per approfondire lo studio dell'ellenismo (fatto usato un utile webtool che permette di catalogare i propri links, Bagtheweb).